Un nuovo approccio alla pianificazione pubblica, più orientata ai risultati e alle effettive performance delle amministrazioni. È quella introdotta dal Piano integrato di attività e organizzazione, meglio noto con la sigla PIAO. Una sorta di testo unico della programmazione che gli enti pubblici dovranno presentare ogni anno a partire dal 2023, entro trenta giorni dall’approvazione del bilancio. Quest’anno, il termine ultimo per la sua sottoscrizione è quindi fissato per il 15 ottobre, poiché la data di delibera dei bilanci pubblici è stata prorogata al 15 settembre.
Il PIAO è il documento unico di programmazione e governance che dal 30 giugno 2022 ha assorbito molti dei piani che le amministrazioni pubbliche erano tenute a predisporre annualmente, sette per la precisione: il Piano dei Fabbisogni di Personale; il Piano delle Azione Concrete; quello per Razionalizzare l’utilizzo delle Dotazioni Strumentali; il Piano della Performance; il Piano di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza; quello Organizzativo del Lavoro Agile e, infine, il Piano di Azioni Positive. Restano, quindi, esclusi dall’unificazione soltanto i documenti di carattere finanziario.
Il principio che ha guidato la definizione del PIAO, di cui è prevista una versione semplificata per gli enti locali con meno di 50 dipendenti, è la volontà di superare la molteplicità e la frammentazione degli strumenti introdotti nelle diverse fasi di evoluzione della normativa, adottando una logica integrata rispetto alle scelte fondamentali di sviluppo dell’amministrazione e una visione onnicomprensiva dei progressi delle stesse. Una decisione stimolata anche dalla forte spinta data alla riforma della PA dal PNRR, che ha richiesto l’adozione di uno strumento programmatorio unico, capace di portare chiarezza e ordine nell’operato dei singoli uffici ed enti.
La sua realizzazione, anche se annuale, riguarda infatti la pianificazione dei successivi trentasei mesi, così da avere una visione d’insieme e una programmazione di medio-lungo periodo, costruendo, al contempo, un piano organico di transizione amministrativa che possa essere monitorato, e corretto, nel tempo.
A livello di struttura, il PIAO è diviso in quattro sezioni: Scheda anagrafica; Valore pubblico, performance e anticorruzione; Organizzazione e capitale umano; Monitoraggio. Anche se la normativa indica come deve essere organizzato il documento e cosa devono contenere le varie sezioni, non fornisce però alcuna informazione su come queste possano dialogare tra loro in modo da ottenere un piano coerente, né spiega come questo possa poi essere facilmente monitorato nel tempo. Non esiste, infatti, un modello che valga come punto di riferimento e non c’è un’indicazione precisa di come valutare in modo armonizzato i risultati dei diversi obiettivi.
Il rischio è, quindi, che il PIAO possa diventare un raccoglitore dei singoli piani precedentemente adottati: un adempimento burocratico affrontato per compartimenti stagni (le sezioni), difficilmente monitorabile nel suo complesso. Un fattore fondamentale, quest’ultimo, per poter estrarre valore dalla programmazione, sia per l’ente che per tutta la cittadinanza. Monitorare il proprio percorso di sviluppo, passo dopo passo, misurando progressi e arretramenti, è infatti un elemento necessario per continuare a migliorarsi.
Se il PIAO fosse inteso dagli enti come un onere esclusivamente formale e non come mezzo per un cambiamento sostanziale della programmazione, sarebbe quindi un’occasione sprecata per le amministrazioni che, al contrario, con un Piano efficace e capace di tracciare l’evoluzione dell’ente, possono stimolare la propria riforma.
Come fare sì che il PIAO sia davvero uno stimolo alla realizzazione di questa visione? In Deda Value stiamo lavorando al fianco di enti locali grandi e piccoli, proponendo un nostro modello di interpretazione del Piano. Il PIAO viene così concepito come uno strumento di sviluppo e innovazione dell’amministrazione: un’opportunità storica per rendere le PA un volano per il rilancio del Paese.
Un risultato che viene considerato da un punto di vista multidimensionale (economico, sociale, ambientale e sanitario) e che viene valutato di anno in anno, così da monitorarne i progressi.
Il PIAO diventa così un passo fondamentale verso una pianificazione pubblica orientata ai risultati e alle effettive performance dell’amministrazione.
Nel modello proposto, tutti gli obiettivi e le azioni che vanno a comporre le varie sezioni del PIAO vengono considerati sulla base del Valore Pubblico generato, consentendo, in ultimo, di valutare i progressi dell’amministrazione nei confronti dei propri stakeholder.
Un risultato che è possibile raggiungere solo adottando un approccio che guardi all’amministrazione nel suo insieme, stimolando la collaborazione tra i vari uffici coinvolti nella redazione del PIAO e superando la logica dei compartimenti stagni.
L’ente è, così, spinto a utilizzare le informazioni a propria disposizione per analizzare le esigenze pubbliche nel loro insieme e pianificare le proprie azioni in risposta alle opportunità e ai rischi emersi dal contesto considerato, potendo costruire una strategia di medio-lungo periodo che sia in grado di realizzare un cambiamento concreto e percepito sul territorio.
Per fare sì che le amministrazioni possano sfruttare appieno tutte le opportunità aperte dal PIAO, concentrandosi sulla pianificazione e valutazione dei risultati, piuttosto che sulla sua redazione, l’aiuto della tecnologia è essenziale.
Per questo motivo, collaborando con i colleghi di Deda Next, abbiamo realizzato un software dedicato alla redazione del Piano: CiviliaNext PIAO. Uno strumento operativo adottabile da tutti gli enti, indipendente dai sistemi in uso, che fa parte di CiviliaNext – il gestionale cloud-nativo per la PA digitale – progettato per supportare le amministrazioni ad adempiere a tutti i requisiti e a produrre in maniera completa i documenti richiesti dalla normativa, semplificando la raccolta e la verifica dei dati.